Nentsi e samoiedi, 1913
Libreria nazionale / Dominio pubblicoA un certo punto della loro evoluzione, molti gruppi etnici persero le proprie tradizioni, la lingua e la cultura, e col tempo finirono per perdere anche la propria identità etnica distintiva, fondendosi con altri popoli. È il caso dei curi, che nel XVII secolo si fusero con i popoli baltici; o dei merya, che nel XIV secolo si assimilarono ai mari e ai mordvini, mentre i bulgari entrarono a far parte dell'etnogenesi di tartari, cumucchi, nogai e diedero il loro nome a un intero paese: la Bulgaria. Tutto ciò accadde molto tempo fa, mentre i popoli indigeni che vi presentiamo in questo articolo sono scomparsi relativamente di recente per gli standard storici: proprio “ieri”.
Donne di etnia evrimeiset in costume tradizionale / Y. S. Hämeen-Anttila, Helsinki, 1943
Fridtjof Nansen / Biblioteca nazionale di Norvegia / Dominio pubblicoStoricamente, l'istmo di Carelia (a nord di San Pietroburgo) è stato abitato da molti popoli indigeni. In epoche storiche diverse, il suo territorio è stato conteso dalla Russia e dalla Svezia, e ha ospitato russi, svedesi, finlandesi, vespasiani, vod e careliani, che convivevano sullo stesso territorio. Tra i popoli indigeni locali c’erano gli evrimeiset: originariamente vivevano lungo il fiume Vuoksi (a nord di San Pietroburgo) ed erano imparentati con i finlandesi, i careliani e gli izhriani. Appartenevano alla Chiesa luterana e in parte a quella ortodossa russa, ma parlavano una lingua propria (simile al careliano e al finlandese) e avevano i propri costumi.
Donne di etnia evrimeiset in costume tradizionale
Y. S. Hämeen-Anttila, Helsinki, 1943 / Public DomainAll'inizio del XVII secolo, qui fu stabilita la provincia di Ingria e gli evrimeiset costituivano la maggior parte della sua popolazione. I loro nuovi vicini erano i savakot, coloni provenienti dalla regione finlandese di Savonia. All'inizio, i due gruppi etnici non si mescolarono molto; tuttavia, verso la fine del XIX e l'inizio del XX secolo, le differenze tra loro scomparvero e tutti gli abitanti di quelle terre iniziarono ad essere chiamati ingriani. Oggigiorno, anche gli ingriani sono considerati un popolo indigeno di piccole dimensioni: nella regione di Leningrado vivono appena 4.000 rappresentanti. La lista dei villaggi tradizionali degli evrimeiset include: Luppolovo, Vartemyagi, Rappolovo, Toksovo, Baryshevo e Kavgolovo.
Samoiedi, 1890 circa
Archivio personale di S.Burasovskij / Russia in photoOra andiamo in Siberia. Qui, sulle pendici settentrionali dei Monti Sayan (a sud del Territorio di Krasnoyarsk e della Khakassia), non molto tempo fa vivevano i mator, che appartenevano ai popoli samoiedi (che comprendono anche nenet, enet e nganasani). Come per altri popoli del nord, le loro principali occupazioni erano la caccia e l'allevamento di renne. La lingua mator era una delle due principali lingue samoiedi (l'altra era il kamassiano), oggi considerata estinta. Nel XIX secolo, i mator si assimilarono ai loro vicini, i tuvani e i khakassi. Molti rappresentanti di questo popolo furono spazzati via da un’epidemia di vaiolo.
Una famiglia kamashin, 1925
Arkadij Tugarinov / Dominio pubblicoI kamashin vivevano sul territorio dell'attuale Khakassia e nel sud del Territorio di Krasnoyarsk. Erano divisi in kamashin della steppa e kamashin della taiga (a volte chiamati anche tatari della taiga), mentre la lingua kamassiana aveva diversi dialetti. Questo gruppo etnico si stava estinguendo già nel XVII secolo: all'epoca, gli esploratori russi di quella zona avevano contato solo circa 500 kamashin.
Alla fine del XIX secolo, questo popolo samoiedo si mescolò quasi completamente con i russi e i khakassi che vivevano localmente. È interessante notare che durante le loro spedizioni di ricerca gli etnografi sovietici incontrarono rari rappresentanti dei kamashin nelle montagne Sayan. Come i loro parenti del nord, vivevano in tipì. L'ultima persona in grado di parlare la lingua kamassiana è morta nel 1989, mentre in un censimento del 2010 sono stati registrati gli ultimi due kamashin.
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Popolazione ket
Fridtjof Nansen / Dominio pubblicoIl popolo nomade dei kott viveva nel sud della Siberia, lungo il fiume Enisej. Parlavano la lingua kott del gruppo linguistico ienisseiano. Ora tutte le lingue ienisseiane sono considerate morte, tranne il ket (che è attualmente parlato da circa 200 persone). L’eredità dei kott sulle mappe geografiche sta nei nomi dei luoghi che finiscono in “shet” e “chet” (per esempio, la città di Tayshet).
Alla fine del XIX secolo, i kott erano completamente assimilati ai samoiedi (compresi i kamasin), così come ai buriati e ai russi. All'epoca, erano rimasti solo cinque parlanti della lingua kott, il che fu confermato da una spedizione del filologo Matthias Castren. Negli anni '60, il linguista sovietico Aleksandr Matveyev condusse una spedizione etnografica nelle zone dove viveva questo gruppo etnico: a quel punto, non c'era più memoria di nessun kott.
Stazione di reinsediamento vicino a Kansk / Veduta della Siberia e della Grande Ferrovia Siberiana, 1899
Dominio pubblicoIl Caucaso è, forse, la parte più multietnica della Russia moderna (così come lo era nell'URSS e nell'Impero Russo): qui vivono decine di gruppi etnici. Lungo il fiume Ashe (nell'attuale Territorio di Krasnodar) da tempo immemorabile vivevano i goaye, un gruppo sub-etnico dei circassi. Essi godevano di una sorta di status privilegiato e di una certa indipendenza rispetto agli altri gruppi etnici. C'erano almeno 17 clan appartenenti a questo gruppo sub-etnico che hanno lasciato una traccia nella toponomastica locale. I goaye parlavano un dialetto della lingua circassa. Si crede che si siano estinti dopo la guerra caucasica della metà del XIX secolo. Tuttavia, nel 1930 gli etnografi sovietici incontrarono diverse famiglie goaye, che portavano gli antichi cognomi dei loro antenati. I ricercatori riuscirono anche a incontrare alcuni anziani locali che ricordavano un’altra famiglia di principi goaye che viveva vicino a Sochi. Ciò che ne rimane oggi è un villaggio (Alekseyevka) il cui vecchio nome era Gvai, e una zona chiamata Guarek.
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